4^ di Finale Play-Offs. OL. Fribourg - Lugano : 81 - 88.
Lugano vince il Campionato.

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!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:20


25.05.2010


...
(foto: Keystone/Dominic Favre)




Dopo quattro anni i Tigers
sono di nuovo

Campioni Svizzeri




Il titolo nazionale rimane in Ticino e dalla SAV passa a un Lugano che ha conquistato per 3-1
la serie finale del campionato battendo in gara-4 il Friborgo per 88-81
sotto l'ottima guida di Jo Whelton






by Ticinonline

Il Lugano non ha mancato nell'appuntamento della St.Croix e si è laureato campione svizzero! Dopo un avvio positivo e un primo arresto in gara-2 i ragazzi di Jo Whelton hanno confermato l'ottimo stato di forma portandosi sul 2-1 e infine chiudendo la contesa raggiungendo il successo.

Un titolo che i Lugano Tigers avevano conquistato nel 2005/2006 (nella storia questo è il settimo), giungendo poi secondi nei due anni successivi, e che premia una stagione ricca di emozioni e una squadra forte e compatta.

Fra le 2'600 persone del tutto esaurito, tanti i tifosi bianconeri in trasferta che hanno sostenuto fino all'ultimo secondo i loro campioni, come chiesto dalla squadra prima della partenza, e i giocatori hanno ripagato con una prestazione maiuscola con momenti a 15 punti di vantaggio.

Una partita condotta quindi dal primo minuto contro un Friborgo decimato che comuqnue non ha mai ceduto, come raccontano i parziali e il punteggio finale 88-81. Merito a tutti i singoli e in quest'ultima partita soprattutto a Efevberha che ha siglato un personale di 33 punti.

Il titolo rimane dunque in Ticino, dopo la SAV il campione è il Lugano


by Ticinonline






!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:23


25.05.2010


...
(foto: Keystone/Dominic Favre)




LUGANO CAMPIONE SVIZZERO!




I Tigers battono l'Olympic anche in gara 4.
Olympic - Lugano 81-88 (34-42)






by RSI

Grazie al successo per 88-81 in gara 4 contro il Friborgo, il Lugano ha vinto il titolo svizzero (3-1 nella serie). I Tigers alzano il trofeo per la 7a volta, la prima dal 2006.

Alla Sainte-Croix, che ha ospitato l' ultimo match della sua storia (dalla prossima stagione l'Olympic giocherà nella nuova palestra di St.Léonard), i ticinesi hanno dominato nettamente i burgundi, inferiori a livello fisico e tecnico e costretti a rincorrere gli avversari per quasi tutta la partita.
In evidenza, ancora una volta, Efevberha: il nigeriano, (la cui conferma, unitamente a quelle di Abukar e Stockalper, è stata ufficializzata dai Tigers nel prepartita, benché fosse già nell'aria da qualche settimana) ha totalizzato la bellezza di 33 punti.


by RSI





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LINK: Cronaca dal sito del Lugano Tigers.

" CAMPIONI CAMPIONI .... "




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!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:25


26.05.2010.




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(foto: Keystone/Dominic Favre)





Gara-4 ai Tigers. Lugano campione!




Dopo tre sconfitte consecutive in finale i bianconeri conquistano il titolo

I ticinesi non tremano, chiudono la serie e regala­no al loro presidente il pri­mo successo della gestione






DAL NOSTRO INVIATO MATTIA MEIER

Il Lugano sbanca la Sainte-Croix per la seconda vol­ta in pochi giorni, il cielo sopra Friburgo si tinge di bianconero e la «maledizione» della gestione Cedraschi si spezza come d'in­canto. Il che, in due parole, si­gnifica semplicemente Lugano campione!
Ma come nelle tre sfide preceden­ti ben poco è stato concesso ai ti­cinesi dall'Olympic, intenziona­to più che mai a chiudere con un successo l'ultima gara ufficiale disputata alla Sainte-Croix (dal­l'anno prossimo Friburgo gioche­rà nel nuovissimo palazzetto del­la St. Léonard). Alla fine però ha trionfare è la squadra più forte, più completa, capace di sfrutta­re al massimo i talenti a sua di­sposizione; come Efeveberha, au­tore di una prestazione da cam­pione vero ieri, o Abukar, in dif­ficoltà contro l'Olympic ma deci­sivo in tante altre occasioni. Ma quello del Lugano è un successo di tutti, come ha sottolineato Du­san Mladjan a fine incontro. Un successo nato in estate, passato attraverso l'enorme delusione di Montreux e poi concretizzatosi ieri in gara-4.
Che la partita sia di quelle fonda­mentali lo si capisce fin dai pri­mi possessi, molto pasticciati da entrambe le compagini. I bian­coneri infatti commettono subi­to due falli di sfondamento, men­tre l'Olympic fatica a costruirsi ti­ri puliti, e così per i primi due mi­nuti il tabellone dei punti rima­ne immaccolato. È Esterkamp al­lora a suonare la sveglia per tutti, e da quel momento la partita co­mincia per davvero. Brown rea­lizza i primi 6 punti bianconeri e poco più tardi è Efevberha (con Mladjan già in panchina dopo pochi momenti di gioco bloccato dai falli) a cercare di creare il pri­mo break per i suoi, ma il Luga­no ha come al solito troppi pro­blemi a fermare il pickandroll burgundo.
La partita gira però nei secondi dieci minuti, momento in cui Draughan deve sedersi in panca gravato già di due falli. I Tigers non si fanno impietosire e grazie al miglior basket della serata si costruiscono un cuscinetto di 10 punti di vantaggio, che non di­ventano di più a causa delle già citate difficoltà difensive, e così alla pausa grande il Lugano è avanti «solo» di 8 punti.
Al rientro Abukar e Efevberha fanno a fette la difesa avversaria e il Lugano vola anche sul +18 (50-68), l'Olympic però non molla e torna a contatto (66-73 a 3' dal termine). Poi ancora Efevberha è decisivo e sul campionato cala il sipario. E il «non vincete mai» de­dicato al presidente Cedraschi di­venta ormai storia vecchia.


by Corriere del Ticino



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FELICE Il presidente dei Tigers Cedraschi.
(fotogonnella)



LO SPOGLIATOIO .




Cedraschi: «Vincere il titolo qui ha ancora più valore»






di ma.me

A fine partita, che significa anche fine della stagio­ne, il più felice tra chi festeggia è il presidente bianconero Alessan­dro Cedraschi, il quale dopo tre anni di gestione più densi di de­lusioni che altro può finalmente tirare un bel sospiro di sollievo: «Un gran sospirone direi io! - spiega euforico - Vincere un tito­lo è una grande gioia, farlo qui a Friburgo gli dà ancora più valo­re. Sono tre anni che rincorriamo questo traguardo, e finalmente ce l'abbiamo fatta!».

Un po' come il suo presidente da quando fa il dirigente, anche il grande protagonista della caval­cata dei Tigers, Michael Efevber­ha (cui è stato rinnovato il con­tratto per due stagioni così co­me ad Abukar) festeggia il primo successo importante della sua carriera: «Nella mia vita di gio­catore di basket non ho mai vin­to niente, ci sono andato vicino alcune volte ma senza successo. Puoi immaginare quanto gran­de sia la mia gioia! Sono felicissi­mo soprattutto di aver vinto con questo gruppo, che è davvero fantastico».

Dusan Mladjan dedica invece la conquista del campionato a chi solitamente fa il lavoro più oscu­ro: «Questa è una grande vittoria della società, che ha ingaggiato i giocatori giusti, del suo staff e an­che della città di Lugano. Ma sa­pevo che ce l'avremmo fatta».

Chiusura con il coach biancone­ro, Joe Whelton: «I giocatori han­no dimostrato di meritare il tro­feo di campioni perchè sono sta­ti in grado di vincere due volte consecutive qui a Friburgo, e non è affatto evidente. Abbiamo sba­gliato una partita ma non ci sia­mo demoralizzati. Eravamo, e sia­mo, i più forti, ma questo non ci ha certo reso la vita più facile; è molto più difficile vincere quan­do sei il favorito rispetto a quan­do non lo sei».



by Corriere del Ticino




!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:26


26.05.2010.


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(foto: Keystone/Dominic Favre)


Lugano Tigers, campioni a Friborgo.




La partita stenta a decollare, poi i ticinesi la prendono in mano e respingono le velleità dei locali.

La compagine di Whelton espugna ancora una volta la Sainte-Croix e conquista il titolo nazionale.






di Mec.

25 maggio 2010, ore 21.07 Game over, il Lugano Tigers è campione svizzero e la Sainte-Croix chiude i battenti. Due eventi storici per il nostro basket. Il Lugano riconquista quel titolo che ha visto troppo spesso scappare via nelle ultime stagioni, dove in finale non era riuscito a strappare la vittoria. Vince stasera a Friborgo con un 1-2 di stile boxistico che suona come un vero KO per i burgundi. Dopo gara due, un’anomalia causata da fattori vari, i bianconeri hanno saputo confermare tutto il loro talento venendo a vincere due gare a Friborgo, nel mausoleo del basket svizzero. Una partita che i ragazzi di Whelton hanno saputo condurre dall’ottavo minuto in poi, quando hanno cominciato ad allungare. Infatti la gara ha stentato molto a decollare. Il primo quarto inizia con una grande tensione, dimostrata da zero conclusioni dell’Olympic e da 4 palle perse dal Lugano (tre falli in attacco!). Inizia la squadra di casa a infilare la retina dopo 2’35” e re-plica Brown al 2’55”. Le squadre difendono forte, non è facile trovare spazi. La parità è rotta dopo il 12-12 al 7’, con i bianconeri che prendono un vantaggio minimo di 4 punti, prima che Friborgo impatti con un altro 4-0. Decide Efe-vberha nell’ultimo minuto con 5 punti consecutivi che danno il parziale di 16-21.

Inizio di secondo quarto con i padroni di casa in recupero. Ma poi è il Lugano a piazzare un 7-0 che porta lo score sul 21-28. Il vantaggio ospite sale a +10 con una magia a rimbalzo di Abukar, dopo una tripla sbagliata da Mladjan: 25-35 al 5’. Stockalper firma due minuti dopo la tripla del +11, 27-38, ma sono Esterkamp e compagni a fare le cose migliori nell’ultimo minuto, chiudendo il quarto a -8, 34-42.

Nel terzo quarto i bianconeri sono inesorabili e allungano fino a +15, 35-50 al 4’. Il Friborgo ci prova con la zona, ma non cambia nulla. Un paio di conclusioni disperate riportano i padroni di casa a -11, 41-52: ma sono i bianconeri a chiudere a +13 il terzo quarto. Negli ultimi 10 minuti di storia in questo palazzotto, Efevberha e compagni sono riusciti a salire di nuovo a +8, 50-68. Ma l’orgoglio burgundo non ha voluto essere da meno: con caparbietà, Buscaglia e compagni hanno buttato il cuore oltre ogni sforzo, ricucendo con un 13-3 fino a -7, 66-73 a 4 minuti dalla fine. Poi, dopo la tripla di Efevberha che ha annullato l’ultima rincorsa, sono stati una serie infinita di tiri liberi per il Lugano e tre triple dei disperati, quanto oramai rassegnati burgundi, a definire l’81-88 che vale il titolo per i bianconeri. Il Lugano è campione e la gioia del centinaio di tifosi non ha confronti con quella di un presidente Cedaschi : «È la vittoria che premia il lavoro di tutti: un grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questo trionfo, un Lugano che porta finalmente in porto un titolo».

Walter Bernasconi è assoluto: «Vincere il titolo battendo due volte il Friborgo in casa è una libidine senza confini. Chiudo la carriera con un trionfo veramente bello e un 2 su 2 nelle vittorie in serie A».

Il vicepresidente Braglia è raggiante: «I nostri sforzi sono stati premiati: volevamo questo titolo e ora vogliamo affacciarci all’Europa per dare smalto a squadra e città».

Edwin Draughan è un avversario corretto anche nella sconfitta: «Il Lugano è stato più squadra, siamo riusciti a tenere per un po’, ma poi quando si è in 6 è dura contro una forza come quella bianconera. Quidome? Certamente ci è mancato, ma non possiamo dire che sia questo a fare la differenza».

Raggiante Joe Whelton: «Sono felicissimo perché la squadra ha finalmente capito quale era il sistema migliore per vincere e cioè giocare tutti assieme. Gara 4 è stata proprio la forza di tutto il Lugano che ha sconfitto un Olympic generoso e grande, ma questa volta noi siamo stati più forti in ogni angolo del campo. E questa vittoria deve comunque essere un trampolino, un punto di partenza per il Basket Lugano».

Infine capitan Stockalper: «È la vittoria della squadra: si è visto stasera che abbia giocato con grande unità d’intenti e tutti abbiamo giocato per tutti. Le grandi squadre sono quelle che assommano talento e gioco di squadra».

E via, fra champagne e sorrisi, fra coppe e urla: il mondo del basket svizzero torna ad essere bianconero.


by La Regione Ticino





!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:28


26.05.2010




Parlando della SAV Vacallo Basket, cosa dobbiamo dire ???
L'anno scorso, 2008/09, é stato un anno stupendo, quest'anno nulla
o quasi nulla.

Queste considerazioni dettate dai fatti, che cerchiamo di analizzare
insieme su questo Forum, mi portano a volte inimicizie senza motivo,
qualcuno non saluta piu' ecc.ecc.
Sono rimasto sempre dell'avviso , che non bisogna aver paura della
verità, che oltrettutto non puoi nascondere, perché é sotto gli occhi
di tutti, non essendo misteri della fede, ma fatti che si possono
costatare da quello che si svolge sui parquets.
Lasciamo perdere le questioni personali e veniamo, come detto, ai
fatti concreti.

La prima squadra, che era pressoché fotocopia di quella VINCITRICE
su molti fronti, si é accontentata di perdere la Finale di Coppa.
Non possiamo esserne del tutto "orgogliosi", non é vero ???
Sarebbe stato un buon risultato con rammarico, se non avesse fatto
nulla l'anno precedente, ma quasi fallimentare avendo alle spalle
le ottime e vincenti credenziali.

Il settore giovanile, dove non é l'essenziale solo vincere in quanto
ci sono almeno aspetti educativi che devono interessare anche di
piu', non ha conquistato nulla in ambito cantonale, non dico in
quello federale
Ha sofferto probabilmente le cosidette annate cicliche e talvolta
ben comprensibili, nelle quali nascono meno talenti.
(anche se questo periodo ciclico sia ormai troppo lungo)

L'unica consolazione, oltre che inaspettata, é la squadra di 1^ Lega
che ha sfiorato la promozione in LNB.
A loro giunga i nostri piu' sentiti complimenti.

Dunque, come dobbiamo considerare il bilancio 2009/10 ???

E' molto importante fare una buona analisi, come in tutte le società
non solo sportive:
-continuare e tracciare le buone cose e
-mettere dei correttivi su quelle che non hanno ben funzionato.

Non vorrei che a breve termine, le parole del caro Mou, grande
allenatore e contemporaneamente grande pubblicitario e buon
venditore della propria immagine, ricadessero sulle nostre teste,
ora che la bocca non é per fortuna del tutto amara.


ciao

maro



!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:31


27.05.2010



I Lugano Tigers festeggiano davanti al Municipio
(Foto: TI-Press/Samuel Golay)




Lugano, un trionfo tanto atteso .




I Tigers, partiti per vincere, si sono dimostrati la squadra più forte


Dopo tre sconfitte conse­cutive in finale i ticinesi hanno conquistato il setti­mo titolo della loro storia .





Mattia Meier

«A Lugano si può ancora fe­steggiare», queste sono state le parole del vicesindaco della cit­tà Erasmo Pelli, una volta accolta la squadra presso la Sala del Con­siglio Comunale, riferendosi ov­viamente anche alle recenti de­lusioni calcistiche cittadine.
I Tigers d'altronde sono riusciti a fare quello che altre compagini luganesi quest'anno hanno solo immaginato, ovvero porre il pro­prio sigillo in maniera indelebile sul campionato 2009/2010. E co­me sempre accade in queste si­tuazioni, distribuire meriti è ope­razione decisamente facile.
Un plauso lo merita sicuramen­te la dirigenza bianconera, la qua­le non si è mai nascosta dichia­rando fin da subito l'intenzione di vincere il titolo ed è stata capa­ce sia di acquistare i giocatori giu­sti per tale scopo sia di operare dei puntuali cambi in corsa che hanno impedito alla macchina bianconera di finire fuori strada. Partito con Renato Carettoni sul­la panchina, il Lugano lo ha poi sostituito con Joe Whelton a Na­tale perchè nonostante tutta la buona volontà del «vecchio» era chiaro che la squadra necessitas­se di maggior carisma e severità nello spogliatoio.
Altro cambio decisivo è stato quello di Travis Walton: l'ex Mi­chigan State, nonostante un cur­riculum di tutto rispetto, è stato rispedito a casa a Natale a causa di un comportamento non pro­prio... maturo. Un segnale forte per lo spogliatoio, dopo il quale ad uscirne rafforzata è stata tan­to la dirigenza quanto la squadra. Se nella prima parte di stagione i bianconeri davano infatti l'im­pressione di vincere perchè più forti e non perchè capaci di gioca­re meglio, dopo Natale si è visto un Lugano diverso, più accorto in difesa e molto meno dipenden­te dagli uno contro uno dei suoi maggiori esponenti.
Ed è proprio in quei frangenti che si è vista la differenza tra Tigers e il resto delle squadre, soprattutto sul parquet amico, dove in «regu­lar season» sono cadute una a una tutte le avversarie dei ticine­si, alcune (tra le quali Vacallo, Fri­burgo, Nyon e Starwings, ovvero le principali contendenti al titolo) anche pesantemente.
Nei playoff poi i ragazzi di Whel­ton, dopo aver passeggiato con­tro Ginevra, probabilmente a cau­sa dell'inesperienza di alcuni e la voglia di vincere assolutamente di altri hanno perso brillantezza e di conseguenza le individualità hanno preso il sopravvento sul gioco collettivo. Ma nelle difficol­tà il Lugano non si è disunito e sfruttando il maggior tasso tecni­co è andato a imporsi dapprima a Basilea e poi due volte a Fribur­go (da vent'anni nessuno ci riu­sciva più). Ora gli occhi sono già puntati al futuro, che prevede il bis in campionato e l'esperienza in EuroChallenge. Qualcuno ri­marrà, altri partiranno. I playoff appena conclusi hanno detto che a questa squadra serve esperien­za, un giocatore capace di gioca­re spalle a canestro e un playma­ker più cerebrale. Braglia e Ce­draschi ci stanno già lavorando, intanto però si godono un suc­cesso tanto atteso.


by Corriere del Ticino



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LA PROSSIMA STAGIONE .




Gli obiettivi futuri: un altro titolo svizzero e l'EuroChallenge .





Mattia Meier

L'anno prossimo a Lugano ci sarà una squadra più forte, o al­meno questa è l'intenzione della società: «Vogliamo riconquistare il campionato, magari una Cop­pa e disputare un'avventura euro­pea più che dignitosa - spiega il vi­cepresidente Riccardo Braglia -Avremo un team in grado di far­lo». Intanto Lugano ha ricevuto la conferma che disputerà tutti gli incontri casalinghi europei all'El­vetico, anche se le differenze di regolamento tra svizzera ed Eu­ropa (soprattutto per quanto ri­guarda il parquet) comporterà del­le modifiche della struttura, che verranno apportate grazie all'aiu­to della Città di Lugano.
Sabato intanto è prevista una gri­gliata con i tifosi per festeggiare il titolo appena conquistato. La festa inizierà alle ore 18.00 e avrà luogo sul piazzale delle scuo­le elementari della Gerra (zona Cornaredo).


by Corriere del Ticino





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Il pre­sidente Cedraschi ritira l'orolo­gio omaggio
dal vicesindaco Era­smo Pelli
(foto Maffi)




BASKET CONFIDENTIAL .




Perché i Tigers sono campioni svizzeri.





di Marco Sassella

Saranno ca­paci di con­cludere quello che do­vrebbero concludere? Riusciran­no finalmente a sbloccarsi ed a non accontentarsi di essere giun­ti in finale? Ad incassare? Il dubbio era stampato sulla fac­cia di tutti gli spettatori dopo ga­ra 2, un dubbio che dopo quel­la figuraccia era più che legitti­mo perché a quelle condizioni il titolo sembrava molto lontano. Eppure i giocatori sono riusciti a sfuggire dal virus che ha infe­stato lo sport luganese quest'ul­tima stagione e vincendo gara 4 a Friborgo si sono meritatamen­te laureati campioni svizzeri. È giusto così, e vi dico perché? Perché, anche se stava giocan­do ai suoi massimi livelli, Fri­borgo (o qualsiasi altra squadra in Svizzera) non era abbastan­za barricata per il talento mes­so in campo dal presidente Ce­draschi. Perché Friborgo, la so­cietà, punterà al titolo più con­cretamente l'anno prossimo cer­cando di inaugurare al meglio lo splendido palazzetto dello sport, che sarà per i prossimi an­ni il centro nazionale della pal­lacanestro. Perché l'infortunio di Trésor Quidome, un pilastro della squadra friborghese, ha limita­to parecchio le rotazioni, toglien­do dal gioco un vincente, crean­do una carenza di ossigeno e troppo acido lattico nelle gam­be ai suoi compagni. Lugano ha meritato perché Fri­borgo riceve giustamente gran­di applausi da tutti eppure non sale sul gradino più alto. Perché Lugano stava aspettan­do, dopo molte finali, una con­sacrazione, soprattutto per i sol­di investiti dalla nuova gestio­ne e questo doveva essere l'an­no giusto, quello che li lancia in Europa. Perché, anche se l'am­ministrazione è ticinese e le va­lige non sono pronte sotto il let­to, bisognava ripagare gli sfor­zi fatti. Perché Lugano ha concluso la stagione al primo posto, dimo­strando a tratti di essere intrat­tabile; anche se in altri momen­ti quasi inguardabile, conside­rando le potenzialità. Perché se Mihajlovic non è il fra­tello del giocatore che la stagio­ne scorsa giocava per il Vacallo e assieme a Vandermeer trova pochissimo spazio, allora la squadra è forte davvero. Perché a furia di sentire i suoi ultimi allenatori proclamare la fondamentale importanza del­la difesa, qualcosa forse è rima­sto.Lugano ha vinto perché ga­ra 5 sarebbe stata trasmessa in diretta dalla TSI e non dalla TSR. Perché vincere due su due al Saint Croix, che dopo que­st'ultima partita sarà inscritta nella storia della pallacanestro svizzera, contro un Friborgo a questi livelli, merita. Perché gara due è stato un in­cubo, uno sbaglio, un disastro e gara 5 non è stata necessaria, dimostrando grande carattere. Perché a differenza degli altri anni, quest'anno hanno fatto, al momento giusto, i Tigers e non gli agnellini. I Tigers si sono sbloccati e, come l'Inter, adesso fanno paura; con coach Joe Whelton e una mentalità vin­cente ci sono le prerogative per aprire un ciclo di dominio come quello che ha avuto a Bellinzo­na, ma per oggi e qualche gior­no ancora devono gustarsi le meritate pacche sulle spalle.


by Corriere del Ticino







!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:33


27.05.2010





Lugano, irresistibile crescendo .





Dagli inizi con Carettoni segnati da qualche difficoltà al titolo griffato da Joe Whelton

L’apporto del coach statunitense è determinante. Ottimo il suo lavoro a livello fisico, mentale e di spogliatoio.






di Dario Bernasconi.

Titolo doveva essere, nelle speranze di inizio stagione espresse dai dirigenti, e titolo è stato. Il settimo sigillo nel palmarès svizzero appartiene ai bianconeri, dunque, al termine di una stagione decisamente lunga – l’introduzione del turno ad orologio l’ha allungata di 11 partite – e non facile. Anzi, a tratti estremamente complessa, vuoi per le scelte societarie, vuoi per le scelte tecniche.

Si era iniziato con una struttura già valida e sotto la guida di Renato Carettoni. Un inizio di stagione non facile, quando si devono integrare cinque giocatori nuovi ma, spesso, non si ha pazienza. Carettoni, a ogni buon conto, non si era mai nascosto: «Con una squadra simile non posso che puntare a vincere: se non ce la farò, sarà solo colpa mia».

Carettoni era comunque arrivato nei quartieri alti e, complice un calendario più ostico rispetto all’Olympic, stava a inseguire di un niente. A dicembre si decide che Walton è la “mela marcia” dello spogliatoio e viene tagliato. Entra in linea di conto Stein a partire dal nuovo anno: intanto era già arrivato Mihajlovic, via Turchia, a dare maggior forza ai lunghi. Ma in questo marasma di “faccio, non faccio, dico non dico” non poteva succedere altro che un cambio di timoniere. Le scuse, diciamolo, erano perfino divertenti “Carettoni ha problemi di lingua, non si sa far capire dagli americani, si deve cambiare” (ma un corso di lingua inglese non costa meno di un nuovo coach?). Ovviamente la risposta sta altrove perché anche altrove stava la verità. Braglia in primis, con Cedraschi, puntano su una “vecchia” conoscenza del basket svizzero, Joe Whelton. Joe sta al caldo in Florida e la chiamata dei bianconeri lo coglie di sorpresa. Il progetto gli sembra buono, la società con le idee sufficientemente chiare per tentare la scalata al titolo. E così torna sulla panchina, dopo la decennale esperienza in Germania, e prende le misure alla squadra. Chiede almeno un mese per capire con quali giocatori si lavora e un altro mese per dare un gioco: nessun proclama ma un onesto programma di lavoro. E Joe comincia a lavorare sul piano fisico, sul piano mentale e sullo spogliatoio. Ci sono alcune primedonne con la quali bisogna far convivere il tutto, trovare le motivazioni di gruppo per poter vincere. Non sufficientemente coperto nel ruolo di play con il solo Stein, chiama Brown, un suo ex. E così completa il mosaico di una squadra che è votata a vincere. E vince, stravince anche, si porta in testa alla classifica e non la molla più.

A fine febbraio il primo appuntamento, visto che la Coppa era già andata ai quarti in quel di Birsfelden. In semifinale i Tigers spazzano via un Vacallo ai minimi termini e si giocano la Finale contro l’Olympic. Tutto bene sino a tre minuti dalla fine, con il Lugano a condurre. Poi gli sprechi e, infine, un fischio impossibile, anziché dei possibili supplementari, condannano alla sconfitta, con Draughan a mettere 2 su 2 dalla lunetta a sirena pronta. Brucia come non mai: un primo titolo che sfugge, per un nulla. Ma è anche una sconfitta che, a suo modo, aiuterà a crescere. Whelton dopo due mesi, a marzo, guarda tutti dall’alto in basso: è stato di parola. Questo Lugano, pur con molti alti e bassi difensivi è una macchina da canestri, perennemente o quasi sopra gli 80 punti. Il primo posto concede la quinta sul proprio campo. Per mettere fuori Ginevra nei quarti, bastano 120 minuti, troppo grande il divario fra le due squadre.

Le quattro gare di semifinale sono molto diverse fra loro. Nelle due in casa, Abukar e compagni spazzano gli Starwings: 31 punti in gara 1, 22 in gara 2.

Ma gara 3 è un’altra cosa. Per il semplice fatto che la “fisicità” (eufemismo) dei padroni di casa mette la museruola a tutti. I Tigers sono in affanno e si complicano la vita giocando come se fossero otto che s’incontrano per la prima volta. Malgrado il bailamme, la classe di Efevberha emerge, risale fino a un -1 che sa di sorpasso in arrivo: invece arriva un altro fischio assassino che rimette avanti il Birstal. E l’ultimo disperato tiro di Efevberha manda tutti a gara 4. La gioca Walter Bernasconi, con coach Whelton a letto. Una gara in parte fotocopia ma con un esito diverso: stavolta le individualità trovano uno spunto decisivo e si va in Finale.

Gara 1 è vinta: ma si scialacquano ben 19 punti di margine, per chiudere di 2 fra patemi d’animo e oscenità in palle perse e tiri forzati. Quando si va a gara 2, tutti ricordano il +19: ergo, se non si spreca, si vince facile. I giocatori non ci sono, se non fisicamente: euforia, inesperienza e ingenuità, oltre a certe amenità (si fa per dire) che tralasciamo, creano il black out più assoluto: -33 e i raffreddori diventano brividi.

Il calendario (assurdo) dice 2 volte a Friburgo. In gara 1, quello che Draughan si era preso dalla lunetta a Montreux, lo lascia sul ferro della Sainte Croix: non così Efevberha, che manda tutti ai supplementari. La forza dei bianconeri emerge, i burgundi sono alla canna del gas e si va a gara 4.

E l’undicesima gara di playoff dei Tigers è quella che porta il 7° titolo in bacheca, il primo dell’era Cedraschi. Una vittoria che i bianconeri cuociono a fuoco lento, facendo lavorare molto i burgundi, mettendoli fino a -16. Poi si distraggono quell’attimo che concede a Polyblank e a Draughan dai 3 punti, di tornare a sperare e con loro tutto il popolo biancoverde, all’ultima gara alla Sainte Croix.

Ma la forza del collettivo e la precisione dalla lunetta consegnano ai bianconeri il titolo. Una vittoria costruita con il gioco d’assieme, con tutti i protagonisti a canestro, a dare quello che Whelton chiedeva: «Voglio vedere la squadra vincere, perché sappiamo cosa è il gioco di squadra: in gara 4 non dovremo dimenticarlo». E nessuno l’ha fatto.


by La Regione Ticino


!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:35


27.05.2010



Cedraschi, Whelton, Braglia.
(foto: MG)




Lugano Tigers, mantenersi ai vertici
con un occhio anche all'Europa.




L’allenatore Joe Whelton ha spiegato i segreti del successo della sua squadra,
Cedraschi e Braglia vogliono costruire un collettivo ancora più forte.
Un milione e mezzo di franchi il budget per il 2010/2011.
]





di Marco Galli.

Soltanto chi era a Friborgo ha potuto capire veramente quanto fosse grande il desiderio di dirigenti, staff tecnico e giocatori di conquistare il titolo svizzero. Dopo il 2006 (successo a Boncourt) i Tigers nelle successive tre finali hanno sempre dovuto ingoiare amaro, nell’ultima stagione battuti dalla SAV Vacallo e nella precedente dall’Olympic.

Stavolta è arrivato lo scudetto, nel modo più brillante, grazie ad un gruppo che ha saputo far tesoro di tutti i suggerimenti portati, dopo Natale, da Joe Whelton. Proprio il tecnico americano ha precisato che “la squadra aveva bisogno soltanto alcuni importanti assestamenti. In difesa occorrevano regole precise e le abbiamo date, in fase d’impostazione bisognava ragionare con maggiore pazienza ed abbiamo fatto arrivare Brian Brown, capace anche di pressare il portatore di palla avversario e di dettare i ritmi dell’azione. In attacco occorreva che ogni giocatore avesse un ruolo preciso. Anche questo traguardo è stato raggiunto. In particolare, ho sempre fatto partire nei cinque di base Abukar perché in grado di “saltare” l’uomo, Efevberha ha capito questo e come sesto uomo è stato pure eccezionale grazie alla sua atleticità e velocità nel “tagliare” le difese. Con lui lo spettacolo è assicurato”.


Whelton parla però dello spogliatoio, da lì nasce il successo di qualsiasi sport di squadra...


“Effettivamente è così. Tra i giocatori si è instaurata una grande intesa e quella è stata il nostro trampolino di lancio. Gruppo unito, voglia di far bene, rispetto delle regole e delle persone. Il... poker è servito”.



Riccardo Braglia, vice presidente della società, il vero “boss” in veste di amministratore delegato della Helsinn e maggior sponsor dei Tigers, lui primo tifoso...


“È stata una grande emozione vincere lo scudetto, questa squadra è stata straordinaria e merita la standing ovation. Tutti i ragazzi sono stati all’altezza della situazione, per noi è stata un’incredibile emozione vincere due volte a Friborgo”.


Il futuro è ancora più roseo.

“Si, vogliamo mantenerci ai vertici per diversi anni, noi come dirigenza faremo di tutto per presentare una squadra sempre molto forte. In questi giorni stiamo perfezionando l’organico, confermiamo anche Dusan Mladjan ed altri seguiranno”.


C’è anche l’Europa dove intendete fare bella figura... Parteciperete all’Eurochallenge (terza competizione continentale, prima fase con gironi a sei squadre, debutto il 5 ottobre).


“Abbiamo ricevuto conferma dalla federazione internazionale che potremo giocare tutte le partite all’Elvetico, cui verranno apportate inevitabilmente delle modifiche (tribune e nuova metratura del campo, ndr) per rispettare le norme internazionali. Di conseguenza, come detto, irrobustiremo il collettivo con alcuni innesti importanti, stiamo definendo le trattative prima di firmare i contratti. Poi altra bella notizia, da parte delle autorità politiche di Lugano, cioè che ora veramente si sta pensando al palazzetto sportivo”.


Budget per la prossima stagione?


“Considerando anche l’Europa, circa 1.5 milioni di franchi”.


Presidente Cedraschi, sabato 29 maggio, festa grande alla Gerra, vero?

“Ci sarà un capannone dove i tifosi, in allegra compagnia, potranno abbracciare tutti i giocatori della squadra. Un momento indimenticabile per tutti. La serata inizierà alle 18.00. Per me e noi tutti dirigenti questo è un momento magnifico. A Friborgo ho vissuto una serata indimenticabile. Durante la stagione ci sono stati dei problemi che però siamo riusciti a risolvere, ora festeggiamo, il più bel premio per il titolo”.




by Ticinonline



!maro!
00martedì 10 agosto 2010 22:37


Mercoledì 26 maggio, 10:10.





Lugano:
un successo tra passato e futuro .





di Alessandro Tamburini.

1993, il boom del basket è imploso da una vita, l’ultimo titolo in Ticino data del 1980, l’anno della strepitosa doppietta del Viganello del duo Yelverton-Brady targato Silvio Laurenti. C’era anche Dan Stockalper, un cognome col quale il basket svizzero avrebbe fatto i conti molto a lungo. Ed infatti nel 1993 il titolo torna in Ticino, lo vince il Bellinzona, condotto dal cugino Mike Stockalper, il direttore d’orchestra in campo, mentre quello fuori ha per nome Whelton. Joe Whelton. Dal 1993 al 2010 il Ticino vince ben 9 titoli, 3 col Bellinzona, 5 con il Lugano ed 1 col Vacallo. Il boom è dietro le spalle da secoli cestistici ed i tempi moderni hanno regalato le medesime soddisfazioni. Anzi, contabilmente molte di più. E ieri il trionfo del Lugano s’iscrive tra queste bellissime pagine, merita un plauso grande come quello attribuito al Vacallo lo scorso anno, vuoi per tenacia dopo le molte finali perse negli ultimi anni, vuoi per gli investimenti mirati tesi a rinforzare la squadra. Nyon insegna che neppure un budget importante è sinonimo di vittoria. Anzi…

Alla fine, comunque, la storia si ripete e trova nel successo bianconero ancoraggi profondi nel suo passato: c’è sempre uno Stocklaper, Derek, figlio di Dan. C’è di nuovo Joe Whelton in panchina; c’è per presidente Alessandro Cedraschi che fu tra i massimi esponenti del boom anni settanta con la maglia della Federale Lugano. E ci sono, soprattutto, 3 grandi temi che legano il passato al presente ma, si spera, non al futuro. Scopriamoli:

Fidefinanz, BIC, Tamoil, Helsinn. Dietro a grandi successi (ma spesso davanti sulla maglia…) ci sono grandi investimenti, che nella realtà dello sport svizzero restano comunque contenuti (con i 2 giocatori di hockey o calcio più cari del campionato svizzero ti crei il budget del Lugano campione). Nel basket puoi vincere senza svenarti, anche se il passato purtroppo parla di fughe, fallimenti, fusioni o arresti. Dietro al successo del Lugano c’è la Helsinn di Riccardo Braglia, solida società in piena espansione. Ricorda la BIC; non è un caso che Laurenti è tra i pochi che oggi si affacciano ancora nella scena dello sport. Per il basket il vice presidente del Lugano è un “grande acquisto”. La speranza è che la sua passione, la sua voglia di vincere, non si fermi a titoli e cammini europei (che in EuroChallange possono essere anche esaltanti), ma passi attraverso profondi consolidamenti societari. Per il resto “lunga vita” e che la passione non scemi mai!

La Gerra. Sì, perché il palazzetto della città di Lugano è sempre quello. L’impianto privato, all’interno di una scuola, dell’Elvetico è un regalo a firma Mantegazza; doveva servire alla città per costruire senza pressioni quasi mezzo secolo dopo il boom finalmente un palazzetto dello sport. Dove il presidente Cedraschi non usa tavoli campestri per l’improvvisata buvette, dove il pubblico può sedersi non sulla schiena di chi è davanti, dove le conferenze stampa non le fai in aule bensì in sale per quello adibite. Perché il calcio che da una vita non vince e fatica ad attirare spettatori reclama un suo stadio (nuovo). Mentre il basket, che vince e di pubblico non sta peggio, cosa deve fare allora? Please palazzetto!

I ticinesi. Nel 1976 gli oriundi iniziavano ad imperversare da noi (Nacaroglu, Kulczar, Marty, Betchart,…) ed anche nel 1993 il Bellinzona costruì il suo successo sui Mike Stockalper, Grimes, Spiegel, Fillmore ed il naturalizzato Keith McCord. Sbaglia dunque chi oggi asserisce che il Lugano (come il Vacallo l’anno scorso) non ha nulla di ticinese. Per vincere si è sempre battuta questa strada e solo il cambio dei regolamenti ha mutato lo statuto da “squadra infarcita di oriundi” a “squadra colma di stranieri”. Per vincere è così. Da sempre. I giocatori ticinesi, quelli davvero bravi, negli ultimi 18 anni si sono creati spazi importanti: da Sassella a Raga, da Quidome a Mladjan, prodotto dell’Arbedo e di genitori appassionati di sport. Non un caso, tre figli d’arte ed uno, Quidome, con una storia alle spalle (l’asilo del papà dall’Angola) che stimola la voglia di emergere. Pino Giergia, tra i più grandi giocatori jugoslavi della storia e coach del Bellinzona prima dell’era vincente di Joe Whelton diceva sempre: “A giugno, finito il campionato, per un talento in Svizzera ce ne sono 50 in Jugoslavia. A settembre, quando il nuovo campionato inizia, 48 sono per le strade a combattere la guerra, in 2 sono in palestra con le credenziali per arrivare in NBA. Voi, qua, nemmeno sapete cosa vuol dire alzarsi alle 5 del mattino, tirare 2000 volte a canestro, palleggiare per ore, soffrire.”. Pino Giergia non ha mai saputo adattarsi alla realtà Svizzera, ben lo si intuisce e lo si ricorda. Ma su una cosa aveva ragione. Quanti pseudo talenti si sono persi in Ticino: chi perché senza ambizione, chi per un viaggio negli States sbagliato, chi per mancanza di spirito di sacrificio, chi per amore, chi per supponenza, chi tra alcool e droghe (i famosi psycho talenti, in realtà i peggiori, perché “talento” non vuol dir niente. Serietà, lavoro, cuore, vita sana, sacrificio invece tutto.). Guardo Dusan Mladjan. Le ore passata con papà Milan a tirare in palestra; la sfida - l’ambizione - di partire in Italia, il sacrificio. Ieri come oggi c’è spazio per i ticinesi nelle nostre squadre. Basta saper lavorare, soffrire, sognare. Il livello è alto. Ma nelle squadre vincenti lo è sempre stato. I Facchinetti, i Darconza, i Mazzi, i Censi si sono ritagliati spazi da comprimari importanti (con loro sicuramente un paio d’altri, non faccio nomi, liberi di sentirvi tra di essi; troppi amici nel basket per dimenticarne anche solo uno!). Lo spazio c’è. Se non si arriva, beh, non c’è la guerra ad aspettare in strada. Ma forse un bagno d’umiltà ai molti ragazzi che si sentono poco apprezzati. Ed un consiglio: un’esperienza oltre Gottardo o all’estero. Ma di questo ne riparleremo un’altra volta. Oggi è il giorno dei vincenti. Di Dusan Mladjan, di Cedraschi, Braglia, Whelton. Del Lugano.

by RSI



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