Aids: Europei Piu' Vulnerabili Per Colpa Di Antichi Romani

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Rhal
00venerdì 5 settembre 2008 10:37
Roma, 4 set. (Adnkronos Salute) - L'ombra degli antichi romani si allunga sul Dna degli europei. E in questo caso l'eredità non è delle migliori: chi oggi vive nei territori un tempo dominati dai legionari di Cesare, è più vulnerabile all'Aids rispetto ad altri 'vicini' europei. La colpa, secondo un gruppo di scienziati francesi autori di una ricerca pubblicata su 'Infection, Genetics and Evolution', sarebbe di un gene 'scudo' anti-Hiv, la cui frequenza varia molto nel vecchio continente.

Gli studiosi dell'Università della Provenza a Marsiglia hanno dimostrato che le popolazioni di quelli che un tempo erano i confini dell'Impero sarebbero più protette rispetto agli abitanti del cuore del territorio dominato da Roma. In particolare, la frequenza del gene CCR5-delta32 - particolare variante genetica che offre una certa protezione contro l'Hiv - oscilla tra lo 0% e il 6% in Italia, Spagna e Grecia. Mentre in Paesi come l'Inghilterra e la Germania sale all'8-11%, contro addirittura il 15% di altri stati europei mai conquistati da Roma. Non è chiaro il perché, ma i ricercatori francesi non hanno dubbi: la frequenza della variante protettiva riflette i confini dell'Impero romano dal 500 aC al 500 dC, come spiega il team di Eric Faure su 'New Scientist'. Il gruppo ha indagato sul possibile legame tra la dominazione romana e la variante protettiva, analizzando circa 19.000 campioni di Dna raccolti in tutta Europa.

Così i ricercatori hanno scoperto che la variante sembra scarseggiare proprio nelle regioni per più tempo sotto il controllo di Roma. Teorie alternative esplorano l'idea che la variante protettiva abbia avuto origine in Scandinavia e sia stata diffusa a nord e a est dai Vichinghi nei loro viaggi. Ma le rotte migratorie dei popoli del nord non bastano a spiegare l'attuale distribuzione del gene-scudo. Un'altra teoria chiama in causa una grande epidemia, di peste bubbonica o vaiolo, che nei secoli scorsi avrebbe creato una sorta di pressione evoluzionistica sulla variante genetica. Ma, ancora una volta, non c'è un'epidemia nella storia dell'Europa che rispecchi fedelmente l'attuale frequenza del gene-scudo.

Ma in che modo, secondo i francesi, l'estendersi dell'Impero romano avrebbe ridotto la resistenza degli europei al virus di questo moderno flagello? Gli studiosi pensano che i romani possano aver introdotto, involontariamente, nelle terre conquistate una malattia nei confronti della quale le persone con il gene CCR5-delta 32 erano particolarmente sensibili. Via via che i romani si spostavano più a Nord, le persone con la variante protettiva morivano, a causa di questa malattia portata dai conquistatori. Proprio i romani hanno introdotto gatti e asini in Europa, e questi animali possono essere stati portatori di microrganismo patogeni per l'uomo. O, ancora, senza saperlo i romani avrebbero portato al Nord, insieme ai prodigi dell'architettura, anche le zanzare, veicolo di virus e infezioni. Curiosamente, infatti, le persone che oggi possiedono la variante protettiva contro l'Aids sono più vulnerabili al West Nile Virus.

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