Un'Avversaria del Passato
Il lungo cammino di Mascellani
Dalla cenere alla massima serie
- La Nuova Ferrara -
05/04/2008 09:33 - di Marco Nagliati
FERRARA. «La giornata di Faenza è una data storica, se pensiamo a dove eravamo nell’estate del 1999, quando chi c’era prima di me (Pasquale Lauriola; ndr) non era riuscito ad andare a fare i play off in Sicilia». Parole del presidente Roberto Mascellani. Che vibravano nella notte del post Imola. Del successo che porta il Basket Club «in serie A al 90%» sussurrava un Mascellani sempre scaramantico ma travolto dall’emozione.
Già,
il maggio del 1999... Primavera e non estate, ma sono dettagli. La finale play off era “gara due” a Barcellona Pozzo di Gotto, con alle spalle la sconfitta a Ferrara nel primo match. Amabili col ginocchio rotto, soprattutto una condizione economica da paura. Un enorme buco nero. Fu necessaria una colletta, attivata dal dg Montini, per organizzare la trasferta. Eravamo lì, in un hotel di Catania, a respirare quell’aria da polvere e macerie. Sul parquet andò male, a livello dirigenziale meglio perché ci fu il primo (con discrezione) intervento di Mascellani. Un mese dopo scomparve la Semper: nacque il Club.
Da quelle ceneri, e passando attraverso un doloroso ma necessario percorso formativo, la Ferrara dei canestri oggi è arrivata a un centimetro dalla storia. All’inizio, Mascellani pareva un predestinato. Squadra a Di Vincenzo e strepitosa cavalcata nella stagione regolare di B1, con tanto di coppa Italia vinta a Capo d’Orlando. Dalla Sicilia alla Sicilia, quasi un segno del destino. Invece, il destino era Cento. Era Carchia. Era la tripla che mandò fuori la strafavorita Sinteco. Si è capito in quel momento che il presidente era tenace, aveva la qualità del capo: saper assorbire i pugni duri e, all’esterno, inviare segnali rassicuranti. Ci ha riprovato il “pres”, sempre con Montini e stavolta con Trullo in panca. Un’arrampicata con i play off tra commedia e dramma: persa in casa e recuperata a Vigevano (uno dei primi match esterni rimasti nella memoria collettiva, poi verranno Pesaro, Bologna, Jesi, Reggio); persa con Novara e ripresa per i capelli in una “bestiale” gara tre con Cento.
Nel 2001 è stata Legadue. E il Club ha pagato il noviziato. Dapprima troppi stranieri e una struttura societaria non consolidata. È stata in quella primavera, con l’arrivo di Crovetti, che la pagoda bianconera è diventata barca. Poi nave da crociera. Un anno sballato e a rischio retrocessione (l’unico), quindi la definizione chirurgica degli spazi occupati da Mascellani e Crovetti. Giorno per giorno. Il “pres” a intervenire meno, il “Crov” a rendere la società una macchina perfetta. Snella e rapida nelle decisioni. Mascellani ha avuto un solo momento di disamoramento (2005), quando si è sentito abbandonato dalla città. E quando qualche delusione play off (Virtus e Novara) aveva lasciato il segno. Diede mandato per allestire un team di basso profilo, Dalmonte e Crovetti - pensierosi - fecero un miracolo. Tanti italiani, pochi soldi e successi (e la semifinale promozione di Rieti rubacchiata). Mascellani, ritrovato l’entusiasmo, ha rilanciato. Progetto biennale, aspetto tecnico affidato a Crovetti e Valli. È stata magìa. È storia. Ecco dove siamo arrivati da quel 1999.
Solo perchè parla del passato della Barcellona cestitica ho voluto condividere questo articolo con voi.-