LE MANI DESTRE NELLA MARMELLATA LODIGIANA

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INES TABUSSO
00martedì 10 gennaio 2006 22:16

LA REPUBBLICA
10 gennaio 2006
Si indaga sulle tracce emerse dagli ultimi interrogatori dell´ex ad della Bpi. Spunta un terzo bonifico a Consorte
Soldi alla Lega, i pm accelerano
Nel mirino i rapporti di Fiorani con Calderoli e Giorgetti
LUCA FAZZO, MARCO MENSURATI

MILANO - Al centro dell´ultimo capitolo del controverso legame tra la Banca Popolare Italiana e la politica c´è un flusso di denaro che finisce nelle casse di esponenti della Lega Nord. Questo flusso, individuato nelle scorse settimane dai magistrati milanesi Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti, è stato contestato negli ultimi interrogatori a Gianpiero Fiorani e Gianfranco Boni ed è attualmente in attesa di riscontri da parte degli uomini della Guardia di finanza.
Due sono gli uomini attorno a cui si snodava il rapporto tra la banca e il partito. Il primo risponde al nome di Roberto Calderoli, ministro alle Riforme. Il secondo è una new entry assoluta: Giancarlo Giorgetti, giovane rampante purosangue padano, parlamentare e attivissimo segretario della Lega Nord lombarda, considerato l´uomo più vicino a Umberto Bossi. A lui sarebbero finiti, secondo una o più testimonianze, parecchi quattrini. La Procura sta cercando di ricostruire nel dettaglio il canale attraverso cui si faceva arrivare a destinazione il denaro e soprattutto le causali di questi pagamenti. In particolare interessa capire se questi soldi venissero prelevati dalla disponibilità della banca oppure dai conti personali di Fiorani e Boni. Questi conti vengono scandagliati in queste ore alla ricerca di riscontri.
Per capire il ruolo di Giorgetti in questa vicenda, bisogna però partire da quello di Calderoli. Che negli anni si era affermato come un interlocutore stabile di Gianpiero Fiorani. Era il suo uomo all´interno della Lega Nord e della maggioranza di governo. Un incarico che gli permette di chiedere e ottenere favori a ripetizione per sé e per la compagna, non accontentandosi di finanziamenti e fidi e pretendendo soldi contanti. Una condizione di privilegiato che viene compromessa all´improvviso quando appare sulla scena, appunto, Giancarlo Giorgetti. L´occasione per il cambio di cavallo da parte di Fiorani è il salvataggio di Credieuronord, la banca leghista sull´orlo della bancarotta.
Il momento della crisi tra Calderoli e Fiorani è stato raccontato alla procura da un testimone: Donato Patrini, ex manager della Bpi. Calderoli «ha chiesto due favori: una casa a Lodi in affitto o acquisto (incaricai di trovare la casa al geometra Negri di Bpl Real Estate); e un affidamento di 800mila euro garantito da ipoteca a favore dell´azienda della sua nuova compagna che era in difficoltà con Unicredit. Mi rivolsi a Fiorani mandandogli una relazione scritta ma lui non volle portare avanti la cosa e Mondani, suo segretario, mi disse che i rapporti con la Lega ormai erano tenuti con Giorgetti divenuto intimo di Fiorani».
Ma l´indagine sui soldi ai politici va avanti anche su altri fronti. In particolare Fiorani avrebbe raccontato ai magistrati di aver pagato anche altri esponenti italiani per poter contare sul loro appoggio nelle varie «battaglie» condotte dalla banca, attività, per dirla con le parole dello stesso Fiorani, di lobbismo puro.
Capitolo per ora solamente affine, quello relativo ai soldi presi da Giovanni Consorte, ex numero uno di Unipol. Ieri è spuntato un terzo bonifico (dal valore di 600mila euro) in suo favore disposto dall´agente finanziario Bruno Bertagnoli. L´uomo, accompagnato dal suo legale, Antonella Augimeri, ha raccontato nei dettagli lo scambio di azioni Unipol-Bpi ordinatogli da Boni. Parte dell´enorme plusvalenza realizzata con quell´operazione fu girata a Consorte su due conti cifrati, con due bonifici, per un totale di quasi 2 milioni e mezzo, estero su estero, alla banca Ubs di Montecarlo. Adesso quei due conti cifrati sono in mano alla Procura che nei prossimi giorni andrà ad analizzarli.


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IL RIFORMISTA
EDITORIALE
10 gennaio 2006
QUESTIONE MORALE
Le tangenti di Fiorani e il fisco di Berlusconi

Gianpiero Fiorani ha ammesso di aver intrattenuto rapporti con una parte del mondo politico allo scopo di ottenere il sostegno alla scalata Antonveneta. Non solo. Secondo le ipotesi trapelate ieri dalla procura di Milano, avrebbe versato tangenti, per milioni di euro, a questi politici amici su conti in Italia. Gli inquirenti, sulla base delle ammissioni di Fiorani, ipotizzano l'esistenza di una vera e propria lobby politica e di una rete di intermediari e prestanome creata dallo stesso ragioniere di Codogno. Ancor più sconcertante sarebbe che sarebbero stati molti politici ad essersi fatti avanti per prestare i loro servigi. Se così stanno le cose, la discussione se siamo o no di fronte a una nuova Tangentopoli diventa del tutto oziosa.
Non sappiamo chi siano questi politici. Sappiamo, però, chi aveva apertamente sostenuto Fiorani in Parlamento e si conoscono i nomi di politici che intrattenevano rapporti diretti, erano clienti della Banca Popolare di Lodi. Quelli conosciuti sono tutti esponenti di Forza Italia, della Lega e dell'Udc. Vedremo se le nuove rivelazioni allargano l'arco costituzionale. Finora, comunque, con le mani nella marmellata lodigiana troviamo tutti esponenti del centrodestra.
Ieri, inoltre, è arrivata un'altra notizia rivelatrice. Silvio Berlusconi nei giorni scorsi ha tuonato contro la commistione tra affari e politica e che ha giurato e spergiurato che lui, da quando è in politica, non fa affari e da quando è capo del governo ci ha persino rimesso dei quattrini. Ora viene a galla che le sue aziende hanno sistemato le partite pendenti con il fisco, pari a decine di milioni di euro, con un assegno di 1.800 (milleottocento) euro. Dunque, può darsi che il presidente abbia ricevuto un danno economico svolgendo il suo ruolo istituzionale, ma certamente il Cavaliere, cioè il Berlusconi azionista di Fininvest, Mediaset, Mondadori, Milan, Mediolanum e quant'altro, ha guadagnato decine di milioni di euro utilizzando le leggi e le normative fiscali proposte dal suo governo e approvate dalla sua maggioranza. Insomma, dov'è la Danimarca e dove sta il marcio, è chiaro a tutti. Dove s'annidi la “questione morale” non sfugge a nessuno. Nessuna cortina fumogena. Nel centrosinistra e nei Ds è aperta una questione politica, come abbiamo scritto ieri nel nostro editoriale. Che è tutt'altra cosa.

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