MARCO TRAVAGLIO E FURIO COLOMBO SULLA PROPOSTA DI GERARDO D'AMBROSIO

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INES TABUSSO
00sabato 15 aprile 2006 21:18


CORRIERE DELLA SERA
15 aprile 2006
«Giustizia, un tavolo comune»
Sinistra divisa su D’Ambrosio
Il neosenatore: non è una priorità abrogare le norme del Polo
Travaglio e Colombo contrari.
Ma Caldarola: idea geniale

Un tavolo comune per varare le riforme della giustizia, perché «per legiferare nell’interesse del Paese si devono accantonare i pregiudizi». È Gerardo D’Ambrosio, ex procuratore di Milano, uno degli uomini simbolo del pool Mani pulite, a porgere un ramoscello d’ulivo in un’intervista a Il Giornale .
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Non solo. Il neosenatore ds è convinto «che non è una priorità abolire le leggi sulla giustizia fatte dal Polo». Inevitabile che la sua proposta divida, nel centrosinistra, giustizialisti e non. Marco Travaglio , ad esempio, ne apprezza lo sforzo: «D’Ambrosio vola alto. E in teoria ha ragione: se nel Polo c’è qualcuno che vuol far funzionare la giustizia è benvenuto. L’idea che chi fa rispettare la legge è solo di sinistra è balzana. Ma purtroppo, visti i precedenti, mi meraviglierei molto se qualcuno accogliesse il suo appello. È un po’ ingenuo, se vogliamo, e appena quelli del Polo presenteranno i loro "pizzini" capirà. Ma sbaglia quando dice che non sono una priorità l’abrogazione delle leggi sulla giustizia fatte dal Polo: sono una vergogna, e vanno cancellate prima di cominciare qualunque dialogo». Per Travaglio, D’Ambrosio ha voluto lanciare un messaggio: «Che lui non ce l’ha con nessuno. Fa bene. Anche perché, a un tavolo comune sulla giustizia, se proponessero cose sconce se ne andrebbe. Altri, invece, come fece D’Alema in Bicamerale, trattano su tutto».
Il neosenatore dell’Unione, Furio Colombo, ritiene che alla proposta di D’Ambrosio manchi un passaggio: «Con chi stiamo parlando. Insomma, finora non abbiamo avuto il riconoscimento democratico di ciò che è accaduto. Stiamo vivendo in un vuoto pauroso, e unico. Quindi il nostro problema è domandare: ma da che parte siete? Democrazia o scena finale del film Il Caimano ? A Gerardo D’Ambrosio, uomo di legge appena entrato nella vita politica, sfugge forse questo passaggio. E poi: cosa si fa della riforma della giustizia fatta dall’ingegner Castelli?». Ma alla fine anche Colombo si augura che da destra arrivino proposte sensate: «Chi ha detto che la destra è fatta di gente che adora l’illegalità e odia i giudici? Però, certo, tra la proposta di D’Ambrosio e quella di D’Alema, mi preoccupa che non ci sia la percezione del dramma che stiamo vivendo. Siamo in un’apnea democratica».
Durissima sul quinquennio berlusconiano è la scrittrice Lidia Ravera , sostenitrice dei Girotondi: «In questo periodo c’è stato il disprezzo della magistratura. Quindi, prima di aprire qualsiasi discorso, bisognerebbe che si rimangiassero tutto: i deliri sulle toghe rosse, sui pm politicizzati, le leggi ad personam. Non si può prescindere da questo. Né aprire tavoli. D’Ambrosio, con la sua proposta, ha dimostrato ingenuità. Ci sono da ripristinare le regole democratiche, in questo Paese».
«Geniale!». Peppino Caldarola , parlamentare ds, esulta ascoltando la proposta dell’ex magistrato. E spiega: «L’armistizio col Polo è necessario, soprattutto su temi delicati come quello della giustizia. Il fatto che lo dica uno come D’Ambrosio, poi, tra i magistrati più forti degli anni cruciali, ma anche garantista, aiuta molto a distendere il clima. Per fare una riforma della giustizia non giustizialista. Insomma, con loro si deve cercare di collaborare». E d’accordo con D’Ambrosio si dice anche Emanuele Macaluso , riformista e storico dirigente del Pci: «Adesso bisogna guardare ai problemi veri della giustizia, come il ritardo dei processi. E mediare, assolutamente. Sì dunque a un tavolo comune: D’Ambrosio fa benissimo a proporlo».
È perplesso, invece, Massimo Brutti , senatore ds: «Ora come ora non vedo spiragli per un’intesa. Sicuramente noi dovremo abolire norme come la Cirielli e il falso in bilancio, prima di tutto perché lo abbiamo promesso agli elettori. Anche se è chiaro che per fare le riforme è necessario un confronto con l’opposizione, senza demonizzarli. Una convergenza va ricercata, ma senza dimenticare le vere priorità».
Angela Frenda
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