PECORARO BROTHERS

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INES TABUSSO
00lunedì 13 febbraio 2006 00:45
LA STAMPA
12 febbraio 2006
IL GRANDE DISORDINE
OLTRE AD ALFONSO, CANDIDATO MARCO: «ERA FAMOSO PRIMA DI ME, LO SOSTIENE GIGI RIVA...»
I Pecoraro brothers e la lista in famiglia


Abbiamo tutti un fratello o una sorella a cui vogliamo molto bene, e non è familismo, ci mancherebbe. È affetto fraterno. I verdi salvo sorprese dell’ultimo secondo candidano al Senato Marco Pecoraro Scanio, fratello maggiore del più celebre Alfonso, anche se Alfonso sostiene che in realtà il più celebre è Marco, ex calciatore di discreto successo in diverse squadre anche in serie A. «Lui era sulle figurine Panini quando io non ero neppure consigliere regionale in Campania», giura Alfonso. E sarà anche vero, nonostante i più sbadati non se ne siano accorti, quello che a prima vista colpisce in questa storia ritagliata nel Grande Caos elettorale è che impazza ormai dappertutto la discussione sulla candidatura del familiare illustre, della «sorella di» o della «moglie di»; e l’affetto fraterno o filiale può avere ricadute sul voto 2006. Anche scatenare sospetti certamente malevoli. In Campania, per esempio, dilaga da qualche giorno un passaparola che mette ironicamente alla berlina il leader dei verdi Pecoraro Scanio - che sarà candidato capolista alla Camera - per la scelta (sua? del partito? del fratello?) di presentare Marco a Palazzo Madama. Nulla di male, ovviamente, ma Alfonso & Marco sono i primi a sapere che un tandem di Pecoraro brothers suscita qualche sorrisetto. Alfonso in particolare vorrebbe spegnerli, «mi rendo conto che è una situazione antipatica, che qualcuno ha scritto cose maligne», risponde cortese al telefono. Però spiega che l’idea non è sua ma del partito, «e poi Marco faceva politica da dieci anni... è stato eletto per la prima volta negli anni novanta come consigliere nelle Marche... oggi è assessore allo sport a Salerno, e avrebbe già dovuto esser candidato alla Camera nel 2001 ma fu penalizzato proprio perché mio fratello...». Nessun vantaggio va bene, ma addirittura svantaggi no, questo gli è parso troppo. Così Alfonso ha deciso che stavolta avrebbe sopportato i sorrisetti, e adesso a Marco si schiudono le radiose porte di Palazzo Madama, dovrebbe essere addirittura capolista a Salerno per il Senato. «Ero in una situazione imbarazzante», racconta onestamente Alfonso. «Io stesso sono capolista ovunque alla Camera, così ho suggerito questa seconda soluzione, Marco al Senato». È quella che andrà in porto, e magari è utile raccontare anche chi sia, questo alter Pecoraro, l’ur Pecoraro, più grande di lui di tre anni. «Ha giocato in un mucchio di squadre», dice il presidente dei verdi. Genova, Ancora, Cagliari, tutti posti dove i verdi del luogo sarebbero stati contentissimi di metterlo in lista. Come se fosse ancora una star in calzoncini. «A Genova lo chiedono, ad Ancona lo rimpiangono, a Cagliari - sostiene Alfonso - anche Gigi Riva lo sosterrebbe...», ed è persino banale registrare ancora una volta la fusione calcio-politica, molto più interessante scoprire le inclinazioni ambientaliste del leggendario Rombodituono. Saranno però i salernitani a fruire del privilegio, Marco corre nella città dove ha smesso di giocare. Ha inventato lui, il Pecoraro calciatore, lo slogan dei verdi, «Insieme per cambiare». «In campo era un mastino», ricorda Alfonso, uno generoso, pronto al tackle, al sacrificio, una vita da mediano. Ora quel mastino ha voglia di andare a marcare neghittosi senatori unionisti tipiedi davanti ai temi della tutela dell’ambiente. Una volta, sta nel suo curriculum, ha marcato Platini, Baggio e, nientemeno, il divino Diego. In aula, pare di intuire, fuoriclasse così non li troverà e sarà tutto più lieto e spensierato.
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