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Charles Baudelaire

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    Angel...
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    00 20/09/2005 17:59
    Charles Baudelaire nacque nel 1821, a Parigi, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays. A sei anni era già orfano di padre. Nel 1833 entrò al Collège Royal per volontà del patrigno, il maggiore Jacques Aupick. Ma poi la vita sregolata e gli ambienti frequentati convinsero il patrigno a farlo imbarcare sul Paquebot des Mers du Sud, diretto in India. Da questo viaggio sorse il suo amore per l'esotismo, che riapparirà quindici anni dopo nell'opera Fleurs du mal.

    Nel 1842 ritornò a Parigi, dove aveva conosciuto Gerard de Nervale e si avvicinò soprattutto a Gautier, che amò come un discepolo. Cominciò poi un lungo e appassionato amore con la mulatta Jeanne Duval, ispiratrice di erotici sentimenti, ma anche di purificato senso di pietà nei momenti tormentosi della paralisi.

    I debiti, da cui Baudelaire fu afflitto per tutta la vita, indussero il patrigno a riunire nel 1844 un consiglio di famiglia per interdire il giovane e affidare il suo patrimonio all'amministrazione di Ancelle, notaio a Neuille. L'anno dopo Baudelaire tentò il suicidio e poi uscirono le sue prime critiche d'arte e le sue prime poesie.

    Nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionari di Parigi. Nel 1857 pubblicò presso l'editore Poulet-Malassis, I fiori del male, raccolta che comprendeva cento poesie. Dopo qualche mese l'opera fu sequestrata e l'editore e l'autore accusati di pubblicazione oscena. Il processo si concluse con pene pecuniarie e con la censura di sei poesie.

    Tentò nuovamente il suicidio nel 1861. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lasciò Parigi e si recò a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modificò la sua difficoltà di rapporti con la società borghese.

    Malato, egli cercò nell'hashish, nell'oppio, nell'alcol, nell'etere il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo uccise. A quelle esperienze, e alla volontà di sfuggire alla realtà sono ispirati i Paradis artificiels del 1861.

    Fonte:http://members.tripod.com/luca19690/c__baudelaire.htm

    P.s.=Commenti e liberi pensieri sull'autore e le sue opere sono ben accetti.Solo evitiamo off-topic troppo inutili,insomma come nel precedente Baudelaire [SM=g27962]...specialmente quelli provocatori o offensivi,che sono solo stupidi ed inutilmente inutili.Tanto val non scriver nulla.


    Ecco una delle mie poesie preferite di Baudelaire...


    Inno alla bellezza

    Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall'abisso, Beltà? Il tuo sguardo, infernale e divino, versa, mischiandoli, beneficio e delitto: per questo ti si può comparare al vino.
    Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora, diffondi profumi come una sera di tempesta; i tuoi baci sono un filtro, la tua bocca un'anfora, che rendono audace il fanciullo, l'eroe vile.

    Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri? Il Destino incantato segue le tue gonne come un cane: tu semini a casaccio la gioia e i disastri, hai imperio su tutto, non rispondi di nulla.

    Cammini sopra i morti, Beltà, e ti ridi di essi, fra i tuoi gioielli l'Orrore non è il meno affascinante e il Delitto, che sta fra i tuoi gingilli più cari, sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.

    La farfalla abbagliata vola verso di te, o candela, e crepita, fiammeggia e dice: "Benediciamo questa fiaccola!" L'innamorato palpitante chinato sulla bella sembra un morente che accarezzi la propria tomba.

    Venga tu dal cielo o dall'inferno, che importa, o Beltà, mostro enorme, pauroso, ingenuo; se il tuo occhio, e sorriso, se il tuo piede, aprono per me la porta d'un Infinito adorato che non ho conosciuto?

    Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena, che importa se tu - fata dagli occhi vellutati, profumo, luce, mia unica regina - fai l'universo meno orribile e questi istanti meno gravi?

    ------------------------------------
    Sei l'unica cosa assurda
    in un mondo assurdo
    ma che per me ha senso
    ------------------------------------
    Se tu sarai colei che mi ferirà
    Io sanguinerò per sempre
    ------------------------------------
    La vita è solo un sogno
    sulla via della morte
    ------------------------------------
    Non può piovere per sempre
    -----------------------------------

    [Modificato da Angel... 20/09/2005 18.05]

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    Darkrider666
    Post: 1.938
    Registrato il: 01/09/2003
    Città: ABANO TERME
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    00 21/09/2005 10:56
    SPLEEN
    Lo spleen è una forma particolare di disagio esistenziale, che si traduce - a livello espressivo - in una fertile creatività poetica, capace di oggettivizzare le sensazioni e gli stati d'animo in numerose immagini visionarie, prodotte dall' inconscio baudleriano. Lo spleen è una particolare caratterizzazione dell'inettitudine, che indubbiamente include elementi di debolezza psicologica e di mancato adeguamento al reale, ma che - a differenza della noia leopardiana - non produce argomentazione e pensiero, riflessività sulla condizione umana, ma si gioca tutta a livello artistico nella resa espressionistica degli effetti devastanti, allucinatori dell'angoscia esistenziale.

    Leggendo la poesia rimangono impresse soprattutto le immagini di chiusura opprimente, materializzate simbolicamente dalla strana analogia del coperchio / cielo che pesa sull'anima gemente o delle strisce di pioggia assimilate alle sbarre di una prigione. Infine gli effetti di questa angoscia devastante non sono il perdurare di uno stato d'animo riflessivo e pronto ad accettare questa condizione mentale e psicologica, ed a sfruttarla come foriera di nuovi approfondimenti concettuali. Quanto piuttosto un'abdicazione definitiva della Speranza ( personificata appunto ) che sembra ridurre il soggetto in preda ad un'oppressione crescente e davvero capace di neutralizzare le energie creative del poeta.


    Spleen

    Quando come un coperchio il cielo pesa
    grave e basso sull'anima gemente
    in preda a lunghi affanni, e quando versa
    su noi, dell'orizzonte tutto il giro
    abbracciando, una luce nera e triste
    più delle notti; e quando si è mutata
    la terra in una cella umida, dove
    se ne va su pei muri la Speranza
    sbattendo la sua timida ala, come
    un pipistrello che la testa picchia
    su fradici soffitti; e quando imita
    la pioggia, nel mostrare le sue striscie
    infinite, le sbarre di una vasta
    prigione, e quando un popolo silente
    di infami ragni tende le sue reti
    in fondo ai cervelli nostri, a un tratto
    furiosamente scattano campane,
    lanciando verso il cielo un urlo atroce
    come spiriti erranti, senza patria,
    che si mettano a gemere ostinati.
    E lunghi funerali lentamente
    senza tamburi sfilano né musica
    dentro l'anima: vinta, la Speranza
    piange, e l'atroce Angoscia sul mio cranio
    pianta, despota, il suo vessillo nero.


    -----------------------------
    '?·i|i·?' DarkRider666
    ------------------------------------------
    [...]Quando di notte soffro d'insonnia prendo dei lassativi.
    Non dormo lo stesso, ma almeno ho qualcosa da fare. [...]

    [Modificato da Darkrider666 21/09/2005 10.58]

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    .Lunacy.
    Post: 171
    Registrato il: 21/03/2005
    Città: ANCONA
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    00 15/10/2005 18:01
    l'inno alla bellezza credo sia una delle poesie piu belle e piu vicine ad un estetismo edonizzante assurdo...
    l'ultima della serie delle poesie intitolate Spleen ovvero quella che ha scritto darkrider...che e' la mia preferita e quella cn la quale ho passeggiato fianco a fianco in molte situazione....ha decritto cosi' perfettamente la lotta tra speranza e angoscia in un ruotare claustrofobico che spesso avviene in me,,,


    chissa se un giorno postero' i miei scritti...[SM=x102837]
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    Kraken
    Post: 175
    Registrato il: 10/01/2004
    Città: PADOVA
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    00 18/11/2005 14:37
    LA MORTE DEGLI AMANTI

    Avremo letti intrisi di sentori
    tenui,divani oscuri come avelli,
    sulle mensole nuovi e strani fiori,
    nati per noi sotto i cieli più belli.

    Consumandosi a gara, i nostri cuori
    come due grandi torce due ruscelli
    verseranno di vampe e di fulgori
    nei nostri spiriti, specchi gemelli.

    Una sera di rosa e azzurro mistico,
    un lampo solo ci vedrà commisti,
    lungo singhiozzo carico d'addio.

    Un Angelo, schiudendo indi le porte,
    a ravvivar verrà, gaudioso e pio,
    gli specchi opachi e le due fiamme morte.


    _________________________________

    Ho un angelo in sala d'attesa
    Sta aspettandomi per mettermi in riga
    Ma io non chiederò perdono
    Perchè la mia fede si è spenta
    _________________________________

    I am the voice inside your head
    I am the lover in your bed
    I am the sex that you provide
    I am the hate you try to hide
    _________________________________

    I lust for the wind, and the flurry of leaves
    And the perfume of flesh, and the murderous breeze
    To learn from the dark and the voices between
    This is my will

    The forest whispers my name...again and again

    [Modificato da Kraken 18/11/2005 14.38]