Vi riporto questi pezzi tratti dal libro Le Dee Viventi di Marija Gimbutas. Ci sono alcuni tratti che io trovo più che affascinanti... sono splendidi...
"L'elemento maschile nel simbolismo era significativo ma lontano dall'essere preminente. Nel sistema simbolico dell'Europa antica gli animali e gli esseri umani di sesso maschile sono lo stimolo e il rinforzo della vita (...), una parte importante del processo del divenire, ma non creano la vita. Il fallo (non lo sperma) è un simbolo importante e come energia vitale spontanea è riprodotto da solo o è mostrato emergere dall'utero della donna o tra due corna (una metafora dell'utero). (...) Nelle sculture del proto-neolitico l'energia divina del fallo è spesso mostrata con-fusa nel corpo femminile creatore di vita: un esempio è la dea che ha un collo fallico. Chiaramente in questo sistema religioso i due sessi sono complementari l'uno rispetto all'altro, e questo rinvigorisce le potenze della vita.
Nell'arte e nel mito neolitico, le divinità maschili compaiono come i partner della dea; a fianco della signora degli animali c'è il signore degli animali, che probabilmente discende dall'immagine paleolitica dell'essere metà uomo e metà animale (...)."
"Un altro importante ruolo del dio maschile, benchè diverso, è quello di consorte della grande dea; è un ruolo che si celebra nei riti festivi delle nozze sacre o hieros gamos, un accoppiamento rituale che assicurava il regolare processo del ciclo della vegetazione e assicurava fertilità e felicità per la terra.
(...) Il tema ricorrente è quello dello sposo che giunge sulla sua imbarcazione dal mare aperto e consuma le nozze sacre nel santuario della dea. (...)
Il pezzo che segue è la descrizione di un affrasco ritrovato in un santuario di Thera, un'isola vicina a Creta, che probabilmente raffigura la venuta di un uomo dal mare, sulla sua imbarcazione. Il santuario ha molte balconate, che lasciano spazio all'immaginazione (forse di una verità antica):
"La dea sacerdotessa che svolge il ruolo della sposa divina si affaccia da questo balcone. Ha il braccio destro sollevato: sembra che saluti la flotta e la barca che trasporta il suo sposo. La sacerdotessa principale e così pure le altre donne che stanno sul balcone e sul tetto (molto probabilmente le attendenti al santuario) sono ritratte su proporzioni maggiori rispetto a quelle con cui sono raffigurati gli uomini.
(...) è lo sposo che si muove alla volta della sposa. Non c'è traccia della sposa che abbandona la sua casa: le nozze divine della dea con uno straniero (che giunge dal mare) hanno luogo nel tempio di lei.
(...) Un rilievo in avorio del santuario di Orthia, risalente al sesto secolo a.C. ritrae a sua volta lo sposo che arriva nella sua barca e viene teneramente accolto dalla dea."
Io trovo queste "immagini" stupende... Lo sposo che giunge dal mare, giunge ad incontrare la sacerdotessa, la dea, la sposa...
e lei lo accoglie poichè lo stava attendendo...
Incantevole...
Lo stesso ruolo del maschio è armonioso alla sua natura profonda, piena di vigore, di vita, di fuoco, eppure non presuntuosa ed arrogante nel dirsi "creatore" di vita, poichè, come dice il caro Pestalozza, "Che cosa era mai per quelle comunità matriarcali, che onoravano la donna come perenne fonte di vita, la subitanea folgorazione dell'uomo, in confronto del fuoco ben più lungamente attivo, che si accendeva nella madre?".
Le virtù dell'uomo sono infinite... oggi purtroppo è raro che gli stessi uomini se ne ricordino qualcuna... gli antichi insegnano sempre.